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DISTFest 2021 #4
Environmental history ed environmental humanities: il dibattito internazionale e le esperienze italiane
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La “environmental history” è una settore di studi che in ambito internazionale ha interessato una comunità scientifica ampia e necessariamente interdisciplinare, e che suscita un vivace dibattito in riviste specializzate, convegni tematici e pubblicazioni. Anche in Italia, fin dagli anni Ottanta, la “storia ambientale” ha guadagnato spazio (si pensi ai contributi pionieristici di Piero Bevilacqua, Alberto Caracciolo o Diego Moreno), andando a intrecciare percorsi disciplinari legati alla storia medievale, moderna e contemporanea, o alla geografia storica e alla storia del territorio. Il quadro si sta ulteriormente ampliando, con l’affermazione delle “environmental humanities”, che indagano il rapporto tra le scienze umane e sociali e il tema delle trasformazioni ambientali nella storia.
In Italia l’assenza di un vero e proprio settore scientifico-disciplinare istituzionalizzato da un lato non ha favorito il radicamento accademico del tema, dall’altro lato - tuttavia - l’emergere di esperienze “dal basso” e un diffuso reale interesse di ricerca hanno consentito la sperimentazione di un ventaglio di strategie sia di ricerca, sia di didattica, per ora abbastanza estranee ai virtuosismi e ai vizi accademici.
La riorganizzazione interateneo (e interdisciplinare) della didattica e della ricerca del DIST ci interpellano sul necessario ruolo della “storia ambientale” – e in senso lato delle “environmental humanities” – come elemento trasversale tra le diverse formazioni (pianificatori, paesaggisti, geografi, economisti dell’ambiente) e i diversi gruppi di ricerca (resilienza, sostenibilità, patrimonio culturale). In particolare una sensibilità umanistico-ambientale non può che essere parte integrante di ogni approccio scientifico alle trasformazioni dell’ambiente e del clima.