BCM nelle case: Tiziana Francesca Vaccaro legge Horacio Quiroga
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BookCity Milano vi invita a “BookCity nelle case”, letture negli spazi privati dei cittadini milanesi.
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06. RACCONTI NOTTURNI
CUENTOS DE AMOR LOCURA Y MUERTE
HORACIO QUIROGA
Alla sua morte nelle prime ore del mattino del 19 febbraio 1937, nell’ospedale di Clinicas de Buenos Aires, Horacio Quiroga è completamente solo. Consunto dal cancro, mette fine alla sua vita perché sa che il suo destino sulla terra è compiuto. Il giorno prima è andato a trovare qualche amico fedele, ha passato del tempo con sua figlia Eglè e ha comprato il cianuro.
Nella stanza del ospedale c’è un ammalato, Vicente Batistea, deforme e forse debole di spirito, che lo accompagna con la fedeltà di un cane, ma che rappresenta una forma pietosa di solitudine. Perché Quiroga, è solo da tempo, lo è da quando, negli anni Trenta, inizia un progressivo declino della sua opera - si sa che un giovane J. L. Borges si riferiva a lui ironicamente come “un mito uruguaiano” - lo è dal fallimento della sua vita familiare. Per questo, il cancro arriva quando Quiroga si sta accomiatando dalla letteratura e dalla vita e desidera ardentemente scoprire il mistero dell’aldilà, invece di continuare a registrare con parole questo mondo. La solitudine ha compiuto la sua opera e accompagna la sua mano verso il cianuro.
Lo scrittore, l’intellettuale che ha avuto un posto importante nei circoli letterari rioplatensi, il fotografo, l’inventore, è lo stesso che si trasferisce al Chaco e semina e raccoglie cotone e che più tardi si trasferisce nella selva di Misiones.
Quiroga è uno scrittore dell’esperienza pura e forse per questo trasmette una grande vitalità ai suoi racconti e ai suoi personaggi.
Tutta la sua vita sembra essere impregnata dalla sua letteratura, come se vita e opera fossero l’una la continuazione dell’altra. Silvestre è il suo secondo nome e sembra un presagio della sua vita nella selva di Misiones. La sua vita è piena di avvenimenti tragici: il padre muore in un incidente di caccia quando Quiroga è molto piccolo, il patrigno si suicida quando Horacio ha 12 anni. A 20 anni, mentre pulisce un’arma, uccide il suo migliore amico. Due fratelli muoiono di febbre tifoidea. La sua prima moglie si suicida. Molti anni dopo, Quiroga si risposa, ma viene abbandonato dalla moglie stanca della vita nella selva e delle ristrettezze economiche.
In una biografia più classica si direbbe che Horacio Quiroga nasce a Salto, in Uruguay, il 31 dicembre 1878. Segue la scuola modernista fondata da Ruben Dario, è un ossessivo lettore di E A Poe e di Guy de Maupassant ed è influenzato da Kipling. Si sente attratto da temi che concernono aspetti della natura spesso tinti dall’orrore, dalla malattia e dalla sofferenza. Molti dei suoi racconti affrontano questi argomenti e l’opera più emblematica è la raccolta Racconti di amore, pazzia e di morte (da cui abbiamo scelto i racconti che qui abbiamo letto). Nel panorama letterario sudamericano, da giovane fonda con altri scrittori “el Concistorio del Gay Saber”, un laboratorio letterario dove si sperimenta il verso libero e la scrittura automatica, anticipando di molto le avanguardie europee d’inizio secolo.
Tiziana Francesca Vaccaro
Dopo i primi lavori in diversi teatri della Sicilia, si trasferisce a Milano. Nel 2014 consegue il Master di Teatro Sociale e di Comunità presso l'Università di Torino e al momento collabora con alcuni docenti e colleghi a diversi progetti nell'ambito di teatro e promozione della salute e in diverse comunità di Milano e Torino (bambini, adolescenti, disabili). Collabora in équipe al progetto Teatro degli Incontri diretto da Gigi Gherzi, con la compagnia Qui e Ora Residenza Teatrale e con la compagnia teatrale siciliana Sciara Progetti. Scrive e interpreta lo spettacolo Terra di Rosa, sulla storia della 'Cantatrice del Sud' Rosa Balistreri, vincitori di diversi premi, selezionato a festival nazionali e internazionali, attualmente in tournée.