Pannello azioni
BCM nelle case: Beatrice Verzotti e Simone Tudda leggono Gianni Rodari
BookCity Milano vi invita a “BookCity nelle case”, letture negli spazi privati dei cittadini milanesi.
Quando e dove
Data e ora
Località
Casa Privata Quartiere Isola 20159 Milano Italy
Mappa e indicazioni
Come arrivare
Informazioni sull'evento
04. RACCCONTI UMORISTICI
Gianni Rodari, Novelle fatte a macchina
GIANNI RODARI
Maestro elementare, pedagogista, scrittore, giornalista e poeta. Nato a Omegna, sul lago d’Orta, il 23 ottobre 1920, muore a Roma il 14 aprile del 1980. I genitori sono lombardi, della Valcuvia. Il papà, fornaio del paese, muore quando Gianni ha solo dieci anni. Bambino sensibile e piuttosto solitario, Gianni è poco incline a stringere amicizia con i coetanei. Nel 1931 entra in seminario per frequentare il ginnasio. Nel 1934 lo lascia, si iscrive alle magistrali e si diploma come maestro. Nel 1939 si iscrive alla Facoltà di Lingue dell'Università Cattolica di Milano, ma abbandona i corsi dopo pochi esami.
Durante la seconda guerra mondiale, viene esonerato dal servizio militare per problemi di salute. Nel 1945, terminata la guerra, inizia la carriera giornalistica.
Gli anni della scrittura per l'infanzia sono quelli dal 1950 in poi. A scrivere per i bambini comincia per caso, mentre lavora a “L’Unità” di Milano, quando per una pagina domenicale scrive i primi racconti umoristici. Nel 1970 vince il Premio Andersen, importante riconoscimento alla sua opera di scrittore per l'infanzia. Questo è il discorso di Rodari alla cerimonia per la consegna del premio:
“Si può parlare agli uomini anche parlando di gatti e si può parlare di cose serie e importanti anche raccontando fiabe allegre. Del resto, che cosa intendiamo per persone serie? Facciamo il caso del signor Isaac Newton. Secondo me era una persona serissima. Ora una volta, se è vero quello che raccontano, egli se ne stava al fresco sotto un albero di mele quando gli cadde una mela sulla testa. Un altro, al suo posto, avrebbe detto quattro parole poco gentili e si sarebbe cercato un altro albero. Invece il signor Newton cominciò a domandarsi: “E perché quella mela è caduta all’ingiù? Come mai non è volata all’insù? Perché non è caduta a destra o a sinistra, ma proprio in basso? Quale forza misteriosa l’ha attirata in basso?”. Una persona priva di immaginazione, ascoltando discorsi del genere, avrebbe concluso: “Questo signor Newton è poco serio, crede in forze misteriose, magari crede che ci sia un mago al centro della terra ad attirare le mele; egli pensa che le mele possano volare come il tappeto delle Mille e una notte; insomma, alla sua età, crede ancora alle favole…” E invece io penso che il signor Newton abbia fatto le importanti scoperte che tutti sappiamo proprio perché aveva una mente aperta in tutte le direzioni, capace di immaginare cose sconosciute, aveva una grande fantasia e sapeva adoperarla. Occorre una grande fantasia, una forte immaginazione per essere un grande scienziato – per immaginare cose che non esistono ancora – per immaginare un mondo migliore di quello in cui viviamo e mettersi a lavorare per costruirlo… Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire ad educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo..”
Beatrice Verzotti, cresciuta tra Milano e Trieste, 27 anni di cotolette e patate in tecia. Cultura letteraria ed emotiva basata su Harry Potter e Andrea De Carlo. Per hobby unisce i puntini sulla settimana enigmistica e da grande vorrebbe vincere un premio Oscar e un Nobel per la letteratura. Non necessariamente in quest'ordine. La vita l'ha inavvertitamente portata a studiare alla scuola del Piccolo Teatro, dove pratica le sue più grandi doti: sudare e piangere.
Simone Tudda, 23 anni, nasce la Vigilia di Natale a San Marco Argentano, in Calabria. Amante degli animali e del teatro, diventa istruttore cinofilo e studia al Piccolo Teatro per diventare attore. Delle due sta ancora cercando di scoprire quale lo colleghi meglio alla Natura e a ciò che di selvaggio si annida in lui e negli altri. La frase preferita: "Dance, dance, otherwise we are lost" di Pina Bausch.