APERICERCA - 23/05/2022 - Nemici di sangue: l’assurda guerra in Ucraina
Data e ora
Un evento speciale dedicato al conflitto tra Russia e Ucraina.
Informazioni sull'evento
Un aperitivo scientifico con Francesco Randazzo del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Perugia.
Un evento speciale dedicato al conflitto tra Russia e Ucraina .
La seconda serie si terrà dal 12 maggio al 14 luglio 2022 a Perugia.
L'iniziativa è promossa dall'Università degli Studi di Perugia in collaborazione con Psiquadro e con il patrocinio del Comune di Perugia.
Tutte le informazioni su www.apericerca.it
La guerra scatenata in Ucraina da Vladimir Putin rischia di trasformarsi nell’ennesima carneficina tra genti slave, dopo i tristi eccidi nella guerra civile jugoslava. Ancora l’etnia slava protagonista, ancora popoli che condividono una religione cristiana, una lingua di base e una comunanza di tradizioni. Due popoli che per secoli hanno condiviso un sistema di valori e hanno integrato le proprie culture. Tutto frantumato nel giro di poche settimane. Ma a spezzarsi non è stato solo il vincolo che li univa perché la frammentazione di questo rapporto ha trascinato con sé conseguenze planetarie come non si era visto neanche nei periodi più bui della guerra fredda, della crisi missilistica di Cuba o di altre tappe che hanno scandito il Novecento. Su questo occorrerà soffermarsi e riflettere perché i fenomeni del mondo contemporaneo hanno bisogno di essere compresi alla luce degli eventi del passato e non possono essere isolati e decontestualizzati. Nel fare ciò va tenuto conto dell’impatto internazionale della crisi russo-ucraina e dell’intervento di attori esterni che tendono a impedire al conflitto di avere una risoluzione circoscritta alle parti in guerra.
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Sullo scacchiere internazionale molte cose sono cambiate dall’aggressione russa all’Ucraina il 25 febbraio scorso. É cambiata soprattutto la percezione che l’Europa aveva avuto fino a quel momento del contributo russo alla nascita di una nuova fase delle relazioni est-ovest. Lo attestava il coinvolgimento della società russa nelle attività europee (vedi le diverse manifestazioni, sportive, musicali, di progettazione spaziale), lo confermavano gli investimenti dei magnati russi nelle società per azioni europee, lo ribadivano i tanti approcci “collaborativi” messi in campo dall’élite russa nella risoluzione delle controversie internazionali e nella partecipazione della stessa nei vari teatri di guerra Siria, Libia, Afghanistan, Nagorno-Karabach…Nulla, neanche l’annessione della Crimea, paradossalmente, sembrava potesse scalfire quello che a tutti poteva sembrare l’ingresso nel club delle potenze europee del più grande colosso energetico presente nel continente. Eppure questo è accaduto. Ed è accaduto perché l’Europa e la Nato hanno guardato con maggior attenzione a quel mondo post-sovietico che si era aperto all’Europa unita.
La guerra fredda e la minaccia portata dal blocco orientale hanno senza dubbio creato dei presupposti favorevoli all’integrazione europea. Sin dal Recovery Act, infatti, gli Stati Uniti incentivarono gli europei a condividere le risorse messe a disposizione, in modo da vincere le storiche reciproche diffidenze ed è noto che uno dei padri fondatori dell’edificio comunitario, Jean Monnet, forte di un consolidato rapporto con Washington, innestò le proprie proposte su un terreno favorevole. Tuttavia, accettando di sottoporre ad istituzioni comuni la gestione di quelle che allora erano le principali fonti di energia e le materie prime dell’industria bellica (trattato della Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio), e di eliminare tutti gli aiuti statali alle imprese nazionali che avrebbero potuto avvantaggiarle sul mercato interno (trattato della Comunità Economica Europea) gli Stati europei non siglarono semplicemente un trattato di pace o un’alleanza, ma rinunciarono alla gestione sovrana delle possibili risorse di offesa o aggressività reciproca. La rimozione alla radice delle cause dei conflitti attraverso la condivisione della sovranità nei settori che alimentano il potenziale aggressivo costituisce quindi la “formula” originale della costruzione europea. Su questo e sugli aspetti legati a doppio filo con la Russia occorre aprire un capitolo importante delle relazioni internazionali, rimodulandole in funzione di una nuova era di collaborazioni ma anche di conflittualità
FRANCESCO RANDAZZO
Francesco Randazzo è professore associato di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia. Autore di numerosi saggi e svariate monografie sui temi della Russia tardo-imperiale e sovietica, partecipa a gruppi di ricerca di importanti istituzioni accademiche straniere. E’ vice-direttore del Centro internazionale di Ricerche e Studi eurasiatici (CIRSEu) presso l’Università di Perugia. Tra le sue pubblicazioni ci sono Storia del Kazakhstan (Ed. Libellula, 2015) L’altra diplomazia. L’Italia, la Russia e le relazioni asiatiche nel periodo della Belle Époque (Ed. Libellula, 2014); Il Congresso di Vienna. Storia, politica e diplomazia (Ed. Libellula, 2014); Russia, l’impero. Saggi di storia e cultura (Ed. Libellula, 2013); Miseria e nobiltà. La questione servile in Russia in età moderna (Libellula, 2013); Russia. Momenti di storia nazionale (Nuova Cultura, 2013); Dio salvi lo zar (Loffredo, 2012).